La dilaniante piaga sociale dei maltrattamenti si infittisce, se possibile, di ulteriori macabre pratiche giudiziali.
Chi frequenta le aule di Tribunale avrà notato, negli ultimi anni, il moltiplicarsi di inutili “processetti” che affollano i ruoli già carichi dei giudici, a discapito di chi è veramente vittima.
Uno di questi inutili “processetti” è stato discusso questa mattina, in una delle aule del Tribunale penale di Roma.
Secondo un copione ormai tristemente noto, una solerte quasi ex-moglie e madre di un bambino di appena un anno, ha ritenuto opportuno denunciare il proprio quasi ex-marito, padre di suo figlio, per presunti maltrattamenti e per omissioni dei doveri di sussistenza verso il piccolo figlio.
Una denuncia evidentemente ritenuta talmente fondata, da indurre il P.M. a procedere addirittura con decreto penale di condanna, in assenza di qualsivoglia contraddittorio con l’indagato.
L’imputato si è immediatamente rivolto allo Studio Legale Giusti&Laurenzano, anche in virtù dei brevissimi termini previsti per l’opposizione.
E’ iniziato così il suo travaglio processuale che, dopo oltre due anni di giudizio, lo ha visto oggi completamente assolto “per non aver commesso il fatto”.
Con una strategia difensiva ampiamente condivisa con il proprio legale di fiducia, l’Avv. Patrizia Giusti, l’imputato ha dovuto sostenere su di sé tutta la pressione e l’onere di dimostrare la falsità e l’infamia delle accuse mossegli dalla moglie.
Ha dovuto dare prova che le illazione sostenute in denuncia dalla moglie, non erano altro che “ripicche”, dettate dal rancore che la donna provava dopo la loro separazione.
Del resto, le stesse circostanze raccontate in denuncia non hanno trovato alcun conforto in sede dibattimentale; sede cui l’accusato padre ha dovuto dimostrare, ed è stata questa la sua pena più grande, di non aver mai sfiorato con un dito madre e figlio e di non aver mai fatto mancare loro la sua presenza, personale ed economica.
Oggi il Tribunale, accogliendo la nostra richiesta assolutoria, ha riconsegnato a questo uomo, a questo padre, la sua dignità.
Ha dimostrato che ci vuole coraggio ad assolvere, anche e soprattutto per rispetto di tutte quelle vittime le cui voci non sono ascoltate.
Ma chi pagherà per questo ennesimo ingiusto processo?