Con la sentenza della Sez. X in composizione monocratica, il Tribunale di Roma ha condannato alla pena di mesi 9 di reclusione, oltre al risarcimento del danno di Euro 15.000, l’ex fidanzato della persona offesa che non si rassegnava della fine della storia d’amore.
I fatti risalgono al Settembre 2004 quando la donna, per il tramite dello Studio Legale G&L, denunciava per l’ennesima volta il compagno, il quale veniva colto in flagranza di reato ed arrestato dai carabinieri intervenuti tempestivamente.
L’uomo, infatti, in seguito all’ennesimo alterco causato dal rifiuto della donna di incontrarlo per l’ultima volta, entrava in casa sfondando la porta con un piccone, minacciandola di morte.
La donna nonostante lo spavento riusciva a chiudersi in bagno ed a mettersi telefonicamente in contatto con i Carabinieri, i quali giungevano prontamente presso la sua abitazione e lo traevano in arresto.
Sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari e, in seguito a richiesta del proprio difensore, al divieto di avvicinamento, la Procura scopriva che – anche nella more della fissazione del giudizio e nonostante la restrizione cautelare – il prevenuto continuava a molestare la vittima, incutendole così tanto terrore da costringerla a vivere segregata in casa.
La Procura di Roma, pertanto, decideva di procedere con rito immediato. Nel corso del processo grazie alla ricostruzione dei fatti resa possibile – seppur con grande difficoltà – dal racconto della vittima e dei carabinieri intervenuti, il Giudice si convinceva della penale responsabilità dell’imputato e, pur non riconoscendogli la recidiva, contestata invece dalla Procura nei 5 capi di imputazione emessi a suo carico, lo riconosceva colpevole dei delitti di atti persecutori, violazione di domicilio, violenza privata aggravata e danneggiamento aggravato.
In tale sede riconosceva, altresì, alla vittima un risarcimento per il danno sofferto e le sofferenze psicologiche riportate quantificato in complessivi Euro 15.000,00, oltre alla rifusione delle spese legali.