La paura dello Stato di dichiarare espressamente l’obbligatorietà del vaccino è fondata sugli stessi presupposti della paura di coloro che temono gli effetti del vaccino.
Il green pass obbligatorio per accedere a tutti posti di lavoro scioglie definitivamente l’ultimo dubbio sull’obbligo vaccinale di fatto introdotto nel nostro ordinamento.
L’alternativa al vaccino, i tamponi ogni due o tre giorni, diventa economicamente insostenibile per una famiglia media, e avvalla così, a sua volta, l’obbligatorietà del vaccino.
Le questioni di legittimità costituzionale e gli attacchi giudiziari al green pass non sembrano aver fatto breccia nelle aule giudiziarie.
La maggior parte dei provvedimenti emessi è favorevole alla imposizione, a volte con motivazioni che difficilmente riescono ad essere condivisibili, figlie più di un diverso clima culturale che ormai sembra attanagliare il Paese, piuttosto che di un contemperamento e bilanciamento dei vari interessi costituzionalmente rilevanti in ballo.
Il livello di tutela, pertanto, è necessariamente traslato sugli effetti dei vaccini: difficilmente si disquisisce della compatibilità costituzionale del green pass, quanto piuttosto sulla possibilità di risarcire eventuali danni da vaccini, quale conseguenza di un obbligo vaccinale di fatto e non di una scelta dei cittadini.
Lo Stato deve risarcire i danni da vaccino.
Non si possono abbandonare coloro che, per senso civico o perché costretti per portare il pane a casa, hanno subito effetti negativi dai vaccini.
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