Affrontiamo la tematica delle ingiunzioni di pagamento relative alla tassa rifiuti (Tari, Tarsu, Tia e Tares), perché numerosi sono i contribuenti che ce ne hanno fatto richiesta.
Risulta ormai pacifico anche in giurisprudenza che il termine di prescrizione della tassa sui rifiuti sia quinquennale (come per tutti i tributi locali); ciò vuol dire che l’ente impositore (il Comune o l’agente per la riscossione) possono inoltrare l’intimazione di pagamento o la cartella esattoriale entro il quinto anno successivo a quello in cui la tassa era dovuta.
Dunque, se il Comune richiede al contribuente la tassa rifiuti relativa all’anno 2015, i cinque anni di prescrizione iniziano a decorrere dal 1 Gennaio 2016 e, dunque la prescrizione maturerà il 31 Dicembre 2020. Entro tale ultimo termine – sempre che non siano stati inoltrati atti interruttivi – l’ente impositore deve chiedere il pagamento della tassa al contribuente.
Scaduti i 5 anni senza alcuna richiesta, il contribuente/debitore è liberato da ogni adempimento.
A meno che il contribuente non abbia proposto opposizione all’accertamento ed abbia perso il giudizio, poiché in tali casi il termine ultimo entro il quale l’ente impositore può richiedere il pagamento, sarà di 10 anni che decortono dal nuovo titolo esecutivo, ovvero la sentenza.
Accanto alla prescrizione, però, è utile verificare anche gli effetti della decadenza.
L’ente impositore, infatti, deve notificare l’intimazione di pagamento e/o la cartella esattoriale entro il 31 Dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo.
L’accertamento può dirsi definitivo trascorsi 60 giorni dalla notificazione o, in caso di omessa notificazione, il termine coincide con la fine del terzo anno successivo a quello per il quale la tassa è dovuta.
In tutti questi casi, il contribuente può immediatamente tutelarsi attraverso un’istanza in autotutela da presentare alla pubblica amministrazione, oppure entro il termine di 60 giorni presentando ricorso alla Commissione Tributaria competente.
